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Coronavirus, Anpas “non discriminate i volontari impegnati nell’emergenza”

Da www.csvnet.it

 I volontari che hanno prestato soccorso nell’emergenza Covid potrebbero correre il rischio di non tornare in ufficio nonostante siano stati attori fondamentali nel gestire l’emergenza.

La denuncia è di Anpas, l’associazione nazionale che riunisce le 935 pubbliche assistenze che operano grazie all’impegno gratuito di 100mila volontari, che ha chiesto subito di non discriminare i lavoratori volontari impegnati in attività di contrasto all’epidemia Covid-19", inviando una comunicazione al ministero della Salute e al ministero del Lavoro e Politiche Sociali, di concerto con il terzo settore.

Il riferimento è all’integrazione, formulata il 24 aprile 2020, del “Protocollo condiviso di regolazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”. In particolare Anpas pone l’attenzione sul punto 2 riguardante le modalità di ingresso in azienda che al secondo capoverso recita: “Il datore di lavoro informa preventivamente il personale, e chi intende fare ingresso in azienda, della preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al Covid-19 o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’Oms”. Secondo Anpas, questa indicazione “rischia di creare problemi (che si sono peraltro già creati) ai volontari che svolgono servizio nelle associazioni Anpas (oltre che Misericordie e Cri) impegnati in prima linea - si legge nella nota - fin dai primi momenti, nell’emergenza Covid-19”.

Nella nota Anpas ricorda inoltre che il personale soccorritore nelle operazioni di soccorso è già sottoposto a sorveglianza sanitaria. “I volontari Anpas sono donne e uomini che, adeguatamente formati e preparati, svolgono attività di prevenzione del rischio di contagio virale, effettuando quotidianamente servizi di soccorso sanitario e trasporti ordinari sul territorio”

La richiesta proposta da Anpas è di apportare una modifica come segue: “Il datore di lavoro informa preventivamente il personale, e chi intende fare ingresso in azienda, della preclusione dell’accesso a chi, negli ultimi 14 giorni, abbia avuto contatti con soggetti risultati positivi al COVID-19 senza aver utilizzato i dispositivi di protezione individuale secondo le linee guida ISS e indicazioni del SSN a livello Regionale o provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS”. Oppure, in alternativa l’Anpas propone l’aggiunta di un articolo/comma nel quale si escludano dai vincoli “il personale soccorritore delle associazioni di volontariato attivo nelle operazioni di soccorso sanitario per l’emergenza Covid-19 in quanto già sottoposto a sorveglianza sanitaria e che abbia utilizzato i dispositivi di protezione individuale secondo le linee guida ISS e indicazioni del SSN a livello Regionale”.

Infatti come spiega bene Anpas nella nota e “Tutti i nostri volontari operano nel pieno rispetto delle norme, utilizzando adeguati dispositivi di protezione necessari per evitare il contagio attivo e passivo del virus.  Oltre alla condivisione dei vari protocolli con le aziende sanitarie locali, infatti, sin dall'inizio dell'emergenza Anpas è impegnata in un costante presidio di tutela della sicurezza per la salute dei volontari e degli operatori anche attraverso formazione riguardante i dispositivi di protezione individuale. Oltre ad essere un obbligo normativo, infatti, la tutela della sicurezza e la salute dei volontari è punto fondamentale dell'agire di Anpas e delle pubbliche assistenze. La comunicazione è stata trasmesso anche  a Croce Rossa e Misericordie (le altre due principali organizzazioni di volontariato sanitario che stanno operando in questa emergenza).


Pubblicato il 29 aprile 2020