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Con Marco Cavallo a L'Aquila contro gli OPG e per la rinascita della città

Pubblicato sull' Huffington Post.

A L'Aquila ho incontrato Marco Cavallo, il cavallo azzurro di cartapesta che quarant'anni fa sfondò il muro di cinta del manicomio di Trieste, diventando poi il simbolo della rivoluzione di Franco Basaglia che portò, con la legge 180 del 1978, alla chiusura dei manicomi. L'ho incontrato a metà del suo nuovo viaggio (obiettivo: chiudere gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari e aprire i Centri di Salute Mentale h 24), un viaggio di 16 tappe, attraverso 10 regioni, 3.500 km in tutto. Dopo aver toccato Torino, Genova, Livorno, Palermo, Barcellona Pozzo di Gotto, Aversa, Napoli e Roma, Marco Cavallo è entrato nella città ferita dal terremoto del 2009 quando ormai era buio.

Tappa d'obbligo le CaseMatte (l'ex ospedale psichiatrico) teatro di un dibattito tra Stefano Cecconi, Alessandro Sirolli, Massimo Casacchia, Maurizio Acerbo, Alfonso Mascitelli, Betty Leone, Peppe Dell'Acqua, Danilo Montinaro: oltre due ore di confronto tra esperti sugli Opg e sulla legge di chiusura che resta inapplicata, sul pasticcio e sull'ennesimo spreco di 180 milioni che ruota attorno ai mini opg e sui 4 milioni e mezzo che saranno spesi per ristrutturare un rudere a Ripa Teatina, nel Chietino, per 12 pazienti. Ma soprattutto si è parlato di malati ai quali viene tolto il diritto della cura e il diritto alla vita come nel caso di un giovane 28enne della Marsica trasferito da Aversa a una comunità delle Marche e morto suicida un mese fa senza neppure una "breve" sui giornali.

E si è parlato di persone -oggi come una volta- bollate come pericolose socialmente senza nemmeno sapere che cosa vuol dire pericolose socialmente, internate negli Opg che sono insieme carcere e manicomio criminale (il peggio del peggio), di persone poi dimenticate anzi cancellate come persone. Perché è l'assenza delle persone quello che appare entrando in uno dei nostri terribili Opg pieni ancora oggi di un migliaio di poveretti.

Come al solito, quando si ascolta si impara. E sono stato contento di essere andato a trovare Marco Cavallo a L'Aquila. E di aver ascoltato poco dopo davanti all'Emiciclo, sede della Regione Abruzzo, il bellissimo dialogo tra Marco Cavallo e la gru: l'hanno letto-recitato due giovani che a breve animeranno un laboratorio teatrale all'interno del carcere de L'Aquila. Il ragazzo interpretava Marco Cavallo, la ragazza era la gru.
Alcuni stralci:

    - Ciao Marco Cavallo, che gioia vederti tornare nella nostra città sempre più martoriata.
    - Ciao a te, amica gru, ho sentito dire che le cose qui non vanno troppo bene e vorrei capire e saperne di più.
    - Sono contenta che tu sia qui...il tuo viaggio può essere d'ispirazione per tutti quelli che in questo momento e in questo territorio hanno perso la speranza. Ti va di raccontarci qualcosa di te?
    - Con piacere amica mia...Era l'ultima domenica di febbraio quando tentai di uscire dal manicomio . Ormai non potevo più starci, rinchiuso là ero diventato troppo grande. La mia pancia era stata riempita dai desideri di tutti i matti...ero troppo appesantito da quel carico di bisogni e desideri. Allora io, fremendo e nitrendo iniziai una corsa furibonda verso la porta principale e saltarono gli infissi, si infransero i vetri, caddero calcinacci e mattoni. Io arrestai la mia corsa nel prato, ferito e ansimante, confuso nel blu del cielo. Gli applausi, gli evviva, i pianti, la gioia guarirono in un baleno le mie ferite. Il muro, il primo muro era saltato. E subito la libertà: i muri del manicomio frantumati, la fila infinita di matti che dietro a me escono dalla breccia e si perdono per le vie della città. Quante ne ho viste da allora. Ma qui a L'Aquila la devastazione di case e di animi speravo fosse in via di risoluzione e invece è tutto ancora come l'ho lasciato due anni orsono.
    - Ma come possiamo trovare una strada da percorrere per sanare ciò che sembra irrimediabilmente rotto. Bada bene non parlo solo di muri crollati e case da ristrutturare: quello di cui parlo è l'angoscia silenziosa che ci fa sentire stanchi ancora prima di inziare un nuovo giorno...
    - ...Calma, calma amica mia, tutto può cambiare, anche quando ci sembra impossibile. Non tutto è perduto...tanto c'è da fare per seminare la speranza...io c'ero in quel lontano mattino del febbraio del 1973. Io c'ero quando contro i muri del manicomio di Trieste ululava il vento di bora e dentro si sentivano i lamenti e le urla dei ricoverati. Io c'ero quando i manicomi erano ancora in piedi. E oggi non ci sono più. E tra qualche anno mi piacerebbe tanto poter dire : pensate, io c'ero quel giorno a L'Aquila, a Montelupo - e a Napoli e ad Aversa e a Castiglione e a Reggio Emilia e a Barcellona quando i manicomi giudiziari erano ancora in piedi. E sembrerà una favola perche i manicomi giudiziari non esisteranno più e anche il significato di quelle parole si sarà perduto, sarà ridicolo e senza senso e tutti rideranno di me.
    - Spero che quel giorno arrivi, il giorno in cui tutti gli Opg saranno chiusi.
    - Spero di incontrarti nuovamente, molto presto, per poterti dire che qui a L'Aquila le cose sono cambiate e che i desideri degli aquilani si sono avverati.
    - Riprendo il mio viaggio portando nella mia pancia anche i tuoi desideri, quelli di questa città. Ciao amica gru'
    - Ciao Marco Cavallo...Grazie e Buon viaggio.

Eravamo una cinquantina di persone l'altra sera davanti all'Emiciclo ad ascoltare il dialogo tra Marco Cavallo e la gru e faceva freddo...ma era come se fossimo in migliaia ed era come se facesse caldo...e poi insieme con Marco Cavallo in testa abbiamo attraversato il corso, stessa scena di sempre, oggi come un anno fa, oggi come due anni fa, oggi come tre anni fa...transenne, impalcature attorno ai palazzi, macerie, finestre senza vetri. Noi eravamo la gioia. Noi eravamo Marco Cavallo.

Tutti insieme a L'Aquila contro il progetto della Regione Abruzzo che vuole aprire una Residenza per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza, un piccolo manicomio con 12 posti e al costo di 4 milioni e mezzo che possono essere spesi e molto meglio per i Servizi di Salute Mentale da aprire 24 ore su 24, per permettere la realizzazione di progetti personalizzati con personale dedicato, in case di civile abitazione, con inclusione sociale e lavorativa. Non per alzare muri dove custodire ma per costruire opportunità di cura e vita nella libertà.

Tutti insieme a L'Aquila per valorizzare questa città che soffre la mancata ricostruzione materiale e sociale, per la restituzione alla città dell'ex-Ospedale Psichiatrico "S.Maria di Collemaggio" con spazi sociali, spazi interetnici, culturali e artistici, per la realizzazione di un sistema di Salute di comunità.

Io c'ero a L'Aquila con Marco Cavallo. E quando a notte fonda me ne sono tornato a casa, mentre in auto sintonizzato su Raidue seguivo Moby Dick che mandava in onda le canzoni di Björk, pensando a un'immagine della cantante islandese con un copricapo che pare proprio un soffione, ho deciso che al mio prossimo incontro con il cavallo azzurro costruito dai matti di Basaglia gli farò dono di un soffione del tarassaco, il soffione dei desideri. Chissà che Marco Cavallo possa vedere esauditi tutti i suoi desideri....che sono anche i miei. Che sono quelli di tutti: il rispetto dei diritti delle persone.


Pubblicato il 27 novembre 2013